
Le più belle canzoni
sono le canzoni della luna
ci sono naturalmente
molte altre
belle
canzoni
– che dico? meravigliose –
le più belle però
dobbiamo ammetterlo
sono le canzoni
della luna
quando
tes seins ruissellent d’argent
lune
ma non t’hanno spaventato i contatti
e le carezze e le domande delle nereidi
che gridano
nella notte
il gallo
non capisce proprio nulla
nè le previsioni del tempo che gli attribuiscono
nè le
foche
che ballano nelle tenebre di Delo
come elfi
e da lontano e da vicino
sono come fredde fiamme
e sorridenti
lune
le fanciulle con le pupille dei loro occhi
sciorinano
le loro bellezze paradisiache
lune
e così sui muri sciorinano poeti
e c’è chi penzola e parla sempre di versi
e spreme il suo cuore
come spugna
e il sangue cola con argentei
riflessi lune
la nonna fila il trifoglio
il folle misura la tempesta
fumi del firmamento
come corona
una volta cinsero la vita e adesso
rimorchi di morte
come tacciono
fiori pallidi degli Epitaffi
voi
lune
verrò nei musicali requiem della tua ira
muto ed esposto
con le mani a calcolar gli anni
a sferzarti entro gli occhi
tuoi
le nevi
che scintillano sparse di naftalina e stelle
lunghi filari alberati di danzatori
nei lamenti della tua sposa venduta
saziarmi
di more bianche
che
pendono
dai tuoi capelli
le lune
indietro non tornerà – lo so –
il poco ch’è rimasto
della vita
delle lune accanto a te rose dei venti
narcisista della nebbia
le fontane
come iridano
musiche di perdizione e di spregio
in alto si alzino le mani
nelle palme
raccogliamo le forze vitali
di una singolare saggezza
che concedono
a chi le invoca appassionatamente
le lune
di certo provoca tristezza questa canzone
a colui che la legge
e colui che l’ascolta
ma sin dall’inizio non lo abbiamo nascosto:
se sono le più belle canzoni
sono naturalmente anche le più
colme di amarezza
le canzoni scritte
per le lune
eccezione – da notare – a questa regola
sono le canzoni scitte vicino
alle cascate
ed altre sopra una nave
naufragante
– mentre la sirena accompagna scompigliata –
ed altre che ha cantato
la fanciulla
con l’arpa
sotto la statua pelata dell’antica dèa
che
aspergono
le lune
chiudi le persiane e ascolta chi passa
fuori
i passi che risuonano
sono la luna
che sorge
pensa al mare e addormèntati
pensa all’amore e svègliati
disciòglile i capelli
e versaci sopra
lune
le lune dietro agli alberi
come trilli di pianoforte ci ricordano la Grecia
con i suoi flauti i suoi porti le favole
Genoveffa si compiace adesso
dell’amante Erotòcrito
l’orcio di Platone
– lo portava fino alla fonte –
gli sfuggì di mano e a pezzi sta per terra
(in mezzo ai faggi della forra
agnelli sacrificali i partigiani)
acqua di rose e sperma sono
tutt’uno
quando irrorano
la Grecia
le lune
dormi e le palpebre
e i tuoi seni stimolano
gli abili arcieri alle feritoie
qui di nuovo ci siamo trovati
nella pianura
a Examìli
la mia mano è la tua vasca da bucato
ed ora da molto appresso sento
lo strazio che dentro il tuo petto
sussulta
il tuo grido
tortora amorosa
mentre
sopra le spugne
brillano
le
lune
sopra i tetti comignolati
“sore” mattutine
piene di indolenza e fascino sfarzoso
aspettano il passo degli uccelli
autunnali
– molti uccelli stormi
che in alto nel cielo delineano come una
lettera:
la lettera che ognuno aspetta –
sopra i comignoli sono
due colombe
sotto i comignoli
sono due colombe-mani
che spargono fiori bianchi
– sono forse camelie
gardenie –
sopra le vostre impronte
magiche
lune
cavalca il destriero cavaliere e San Giorgio
nell’armadio troverai i gioielli
che porterai
per salvare i gigli delle vergini
ma
quando traversi i laghi
grida
parole d’amore
alle acque dove si specchiano
lune
criniere dèi suonano le campane
nei giardini che illuminano
lune
minaccia di mille bocche i calici del peccato
palazzi immondi dei rimorsi i carciofi
busso alla tua porta
vieni ad aprire
a mostrare
la tua impareggiabile bellezza
alle lune
alle tue sopracciglia si sono appese le lune
tramontano le lune e spada
infuocata
dietro alla collina esploratore
il nuovo Giove
via, spremi il tuo cuore:
sudore sprizzerà
il sacro sudore del lavorante morto
ingiustamente
e la lama del coltello
è luna
la schiavitù – giusto – è amarezze
tutti venite fate
il segno della croce
(una croce non è
mai invano)
guardate
ma guardate in fretta
tramonta la luna.