Patrizia Cavalli

Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.

artistic photography - Greta Garbo 1929

Rainer Maria Rilke,” Die Sonette an Orpheus”

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Non ergete lapidi. Fate solo
che ogni anno fiorisca a lui la rosa.
Perché è Orfeo. La sua metamorfosi
di cosa in cosa. Inutile affannarsi
a cercare altri nomi. Ogni volta
è Orfeo quando c’è canto. Viene e va.
Se alla rosa nel calice talvolta
due giorni sopravvive, non è tanto?
Quanto deve dileguare, perché lo comprendiate!
benché del suo svanire si dovette spaventare.
Poiché la sua parola sopravanza la presenza,
lui è già là, dove non lo potete accompagnare.
La trama della lira non intralcia le sue mani.
E’ nella trasgressione la sua unica obbedienza.
__________

Don’t erect a memorial. Just let the roses
bloom for his benefit every year.
It’s Orpheus, after all. He metamorphoses
into this and this. No worry here

to find other names-once and for all
it’s Orpheus when there’s singing. He leaves and stays.
Isn’t it already great, after all,
when he survives the rosebloom by some days?

Oh, that he must disappear for you to see it clear!
Even when he too is afraid that he might vanish.
As his word surpasses what’s merely present here,

he already dwells where you do not accompany it.
The lyre’s grate does not his hands admonish.
And his obedience is by his excess constituted.
_______
Errichtet keinen Denkstein. Laßt die Rose
nur jedes Jahr zu seinen Gunsten blühn.
Denn Orpheus ists. Seine Metamorphose
in dem und dem. Wir sollen uns nicht mühn

um andre Namen. Ein für alle Male
ists Orpheus, wenn es singt. Er kommt und geht.
Ists nicht schon viel, wenn er die Rosenschale
um ein Paar Tage manchmal übersteht?

O wie er schwinden muß, daß ihrs begrifft!
Und wenn ihm selbst auch bangte, daß er schwände.
Indem sein Wort das Hiersein übertrifft,

ist er schon dort, wohin ihrs nicht begleitet.
Der Leier Gitter zwingt ihm nicht die Hände.
Und er gehorcht, indem er überschreitet.

Rainer Maria Rilke,” Die Sonette an Orpheus”

Sophia de Mello Breyner Andresen

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”Giardino perduto”–”Jardim perdido”

Giardino in fiore, giardino di non possesso,

Trasbordante di immagini ma informe,

In te si dissolse il mondo enorme,

Caricato di amore e solitudine.

Il verde degli alberi ardeva,

Il rosso delle rose trasbordava,

Allucinato ogni essere montava

In un tumulto in cui tutto germinava.

La luce portava in sé l’agitazione

Di paradisi, dèi e inferni,

E gli istanti in te erano eterni

Di possibilità e sospensione.

Ma ogni gesto in te si ruppe, denso

Di un gesto più profondo in se contenuto,

Sebbene porti in te sempre sospeso

Altro giardino possibile e perduto.
________

Jardim em flor, jardim de impossessão,

Transbordante de imagens mas informe,

Em ti se dissolveu o mundo enorme,

Carregado de amor e solidão.

A verdura das árvores ardia,

O vermelho das rosas transbordava,

Alucinado cada ser subia

Num tumulto em que tudo germinava.

A luz trazia em si a agitação

De paraísos, deuses e de infernos,

E os instantes em ti eram eternos

De possibilidades e suspensão.

Mas cada gesto em ti se quebrou, denso

Dum gesto mais profundo em si contido,

Pois trazias em ti sempre suspenso

Outro jardim possível e perdido.

”Mi desto dal leggero sonno”

Mi desto dal leggero sonno solo
nel cuore della notte.
Tace intorno
la casa come vuota e laggiù brilla
silenzioso coi suoi lumi un porto.
Ma sì freddi e remoti son quei lumi
e sì grande è il silenzio nella casa
che mi levo sui gomiti in ascolto.

Improvviso terrore mi sospende
il fiato e allarga nella notte gli occhi:
separata dal resto della casa
separata dal resto della terra
è la mia vita ed io son solo al mondo.

Poi il ricordo delle vie consuete
e dei nomi e dei volti quotidiani
riemerge dal sonno,
e di me sorridendo mi riadagio.

Ma, svanita col sonno la paura,
un gelo in fondo all’anima mi resta.
Ch’io cammino fra gli uomini guardando
attentamente coi miei occhi ognuno,
curioso di lor ma come estraneo.
Ed alcuno non ho nelle cui mani
metter le mani con fiducia piena
e col quale di me dimenticarmi.

Tal che se l’acque e gli alberi non fossero
e tutto il mondo muto delle cose
che accompagna il mio viver sulla terra,
io penso che morrei di solitudine.

Or questo camminare fra gli estranei
questo vuoto d’intorno m’impaura
e la certezza che sarà per sempre.

Ma restan gli occhi crudelmente asciutti.

Camillo Sbarbaro

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Bello, bello, bello mondo, bello ridere di
mondo in luce mattutina in
colorazione di mondo con stagioni e
popolazione e animali. Bello mondo
questo ricordo, questo io lo ricordo
bello, molto bello mondo, con cielo
diurno e notturno, con facce che
mi piacevano e musi e zampe e
vegetazione che mi sospirava e mi
sospirava leggera leggera, tirando
via chili e scarponi interiori che mi
infangavano, tirando via ferri da stiro
che mi portavo nel petto, e gran pulitura
di dentro. Bello questo io lo ricordo
bello –

Io ho avuto soccorso a volte da
una piccola foglia, da un frutto cosi
ben fatto che dava sollievo al mio
disordine di fondo. Si si.

M. Gualtieri

 

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Edna St. Vincent Millay,”The Dream”

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Love, if I weep it will not matter,
And if you laugh I shall not care;
Foolish am I to think about it,
But it is good to feel you there.

Love, in my sleep I dreamed of waking, –
White and awful the moonlight reached
Over the floor, and somewhere, somewhere,
There was a shutter loose, – it screeched!

Swung in the wind, – and no wind blowing! –
I was afraid, and turned to you,
Put out my hand to you for comfort, –
And you were gone! Cold, cold as dew,

Under my hand the moonlight lay!
Love, if you laugh I shall not care,
But if I weep it will not matter, –
Ah, it is good to feel you there!

”Senza di te”

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Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti li,
non vedo piu avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l’anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono piu capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore e egoista.
Non posso respirare senza di te.

John Keats

 

Emily Dickinson

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Ci abituiamo a poco a poco al buio
quando la luce e scomparsa ai nostri occhi,
come quando il vicino tiene in mano
il lume, testimone del suo addio.

Per un momento camminiamo incerti,
la novita della notte ci avvolge,
poi la visione si adatta alle ombre
ed avanziamo ritti sul sentiero.

Cosi accade in tenebre piu vaste,
in quelle notti della nostra mente
quando a svelare un segno non c’e luna,
né sorge alcuna stella dentro l’anima.

I piu audaci vanno un po’ a tastoni,
e sbattono talvolta con la fronte
contro un albero, colpendolo in pieno.
Ma non appena imparano a vedere

o la tenebra non e piu la stessa,
o qualcosa si aggiusta nella vista
adeguandosi alla notte fonda,
e la vita procede quasi dritta.

”A te, viva”

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Quando contemplo il tuo corpo disteso
come un fiume che non cessa mai di passare,
come un limpido specchio dove cantano uccelli
e dà gioia sentire il giorno come albeggia.

Quando guardo i tuoi occhi, profonda morte o vita che mi chiama,
canzone da un profondo che sospetto;
o vedo la tua forma, la tua fronte serena,
pietra lucente ove i miei baci brillano,
come rocce che specchiano un sole che non cala.

Quando accosto il mio labbro a quell’incerta musica,
al rumore di quanto è sempre giovane,
dell’ardore terrestre che canta in mezzo al verde,
umido corpo in perpetuo trascorrere
come amore felice che va e torna…

Sotto di me sento il mondo girare,
girare lieve con virtù eterna di stella,
con generosità lieta di astro
che non chiede neppure un mare ove riflettersi.

Tutto è sorpresa.Il mondo scintillante
sente che un mare a un tratto è la tremulo, nudo,
che è quel petto avido,febbrile,
che chiede solo il brillio della luce.

La creazione fulge. Resa quieta la gioia
passa come un piacere che non tocca il suo colmo,
come fulminea ascensione d’amore
dove il vento circonda le fronti più cieche.

Contemplare il tuo corpo alla tua sola luce,
con la vicina musica che concerta gli uccelli,
le acque, il bosco, il palpito in catene
di questo mondo pieno che sento sulle labbra.

Vicente Aleixandre