Octavio Paz

No es un decir:
es un hacer.
Es un hacer
que es un decir.
La poesía
se dice y se oye:
es real.
Y apenas digo
es real,
se disipa.
¿Así es más real?

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Idea palpable,
palabra
impalpable:
la poesía
va y viene
entre lo que es
y lo que no es.
Teje reflejos
y los desteje.
La poesía
siembra ojos en la página,
siembra palabras en los ojos.
Los ojos hablan,
las palabras miran,
las miradas piensan.
Oír
los pensamientos,
ver
lo que decimos,
tocar
el cuerpo de la idea.
los ojos
se cierran,

las palabras se abren.”

Georg Trakl,,”Tânguire” – ”Lament” – ”Lamento”-”Klage”

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Georg Trakl,,”Tânguire” – ”Lament” – ”Lamento”-”Klage”

Somn și moarte, vulturii sumbri
În cap toată noaptea-mi șoptesc:
Imaginea de aur a omului
Devorată-i de înghețatele unde
Ale eternității. De fioroase recife
Se sfărâmă corpul cel purpuriu.
Și întunecată se tânguie vocea
Deasupra mării.
Soră a sălbaticei melancolii,
Barca neliniștii îneacă
Sub stele
Fața tăcută a nopții.

-Traducere de Catalina Franco-
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Sleep and death, the dusky eagles
Rustle all night round my head:
the golden effigy of man
consumed by the icy tides
of eternity. On hideous rocks
the purpling body shatters.
And the dark voice mourns
over the sea.
Sister of my wild despair,
look: a lonely skiff is sinking
under the stars,
the silent face of night.

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Sonno e morte, le aquile tetre
frusciano tutta la notte intorno al mio capo:
la gelida onda dell’eternità
ingoierà forse
l’aurea effigie dell’uomo.
Contro orridi scogli
si sfracella il corpo purpureo.
Ed è un lagno la voce opaca sul mare.
Sorella di burrascosa tristezza,
vedi: una barca angosciata affonda
sotto le stelle,
tacito volto della notte.
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Schlaf und Tod, die düstern Adler
Umrauschen nachtlang dieses Haupt:
Des Menschen goldnes Bildnis
Verschlänge die eisige Woge
Der Ewigkeit. An schaurigen Riffen
Zerschellt der purpurne Leib.
Und es klagt die dunkle Stimme
Über dem Meer.
Schwester stürmischer Schwermut
Sich ein ängstlicher Kahn versinkt
Under Sternen,
Dem schweigenden Antlitz der Nacht.

 

 

 

 

 

”Solo tu…”

Mentre scrivo io sogno
e le parole sono pioggia e vento
disegnate altrove, in altri mondi,
terre silenti, mulini ad acqua
dove si macina grano d’oro…
Mentre io scrivo parlo
a voce soffusa a bisbigli,
a brividi di pampine
altre io grido a squarciagola
a canto d’opera, a canzone…
e quando io scrivo per te
ti vedo e sento, ti odoro, ti accarezzo
i versi sono le mie mani sui capelli neri
sul tuo collo di alabastro, sui seni
e la mia poesia diventa solo tua, sei tu.
Santo Lo Curzio
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Yehuda Amichai,”Mi ha assalito un’acre nostalgia”

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Mi ha assalito un’acre nostalgia,
come la gente d’una vecchia foto che vorrebbe
tornare con chi la guarda, nella buona luce
della lampada.

In questa casa, penso a come l’amore
in amicizia muta nella chimica
della nostra vita, e all’amicizia che ci rasserena
vicini alla morte.
E quanto è simile ai fili sparsi la nostra vita
che piú non sperano di tessersi in altro ordito.

Giungono dal deserto voci impenetrabili.
Polvere che profetizza polvere. Passa un aereo
e ci chiude
sotto la lampo di un grosso sacco di destino.

E il ricordo di un viso amato di ragazza
trascorre per la valle, come quest’autobus
notturno: molti
finestrini illuminati, molto viso di lei.

Adam Zagajewski,”Lava”

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E se Eraclito e Parmenide
avessero ragione contemporaneamente
e due mondi esistessero affiancati
uno tranquillo, l’altro folle; una freccia
scocca immemore, e l’altra indulgente
la osserva; lo stesso flutto si frange e non si frange,
gli animali nascono e muoiono nello stesso istante,
le foglie di betulla giocano con il vento e al contempo
si struggono in una crudele fiamma rugginosa.
La lava uccide e serba, il cuore batte e viene colpito,
c’era la guerra, la guerra non c’era,
gli ebrei sono morti, vivono gli ebrei, le città bruciarono,
le città rimangono, l’amore avvizzisce, il bacio è eterno,
le ali dello sparviero devono essere brune,
tu sei sempre con me, anche se non ci siamo più,
le navi affondano, la sabbia canta e le nuvole
vagano come veli nuziali sfilacciati.

Tutto è perduto. Tanto incanto. I colli
reggono cauti lunghi stendardi boscosi,
il muschio sale sul campanile di pietra della chiesa
e con labbra minute timidamente loda il Settentrione.
Al crepuscolo i gelsomini brillano come lampade
folli stordite dalla propria luce.
Nel museo davanti a una tela scura
si stringono pupille feline. Tutto è finito.
I cavalieri galoppano su cavalli neri, il tiranno scrive
una sgrammaticata condanna a morte.
La giovinezza si dissolve nell’arco
di un giorno, i volti delle fanciulle si fanno
medaglioni, la disperazione volge in estasi
e i duri frutti delle stelle crescono nel cielo
come grappoli d’uva e la bellezza dura, tremula, immota
e Dio c’è e muore, la notte torna a noi
sul fare della sera, e l’alba è brizzolata di rugiada.

”Una fredda primavera”

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La luna nello specchio del como
sembra guardare a mille miglia
(e forse con orgoglio a se stessa
ma senza mai sorridere)
Lontano lontanissimo oltre il sonno,
e forse scambia la notte per il giorno.

Abbandonata dall’Universo,
lo manderebbe volentieri al diavolo,
per poi trovarsi un corpo d’acqua,
o uno specchio, su cui posare.
Percio avvolgi i tuoi crucci in melagrana
e gettali nel pozzo

in quel momento invertito dove
la sinistra e sempre la destra,
dove in realta le ombre fanno corpo,
dove restiamo svegli tutta notte,
dove i cieli son tanto bassi quanto
il mare ora e profondo, e tu mi ami.
Elisabeth Bishop

Allama Mohamad Iqbal

“O that our autumn-stricken garden had
A flower-bud like this!
O that in our ashes would be found, O Lord,
A spark like this!
In our desert is hidden many a deer still.
In the spent clouds lies dormant still
Many a flash of lightning.”

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„De-ar avea grădina noastră veştejită în toamnă
Un astfel de mugure!
De s-ar afla în cenuşa noastră, Doamne,
O astfel de scânteie!
E plin deşertul nostru de căprioare ascunse, liniştite.
În norii scuturaţi zac liniştiţi
Limbile fulgerului.”
Traducerea: Roxana Vâlcea10981819_472045496291731_8542797653530833263_n

Allama Mohamad Iqbal

Pessoa,”Altrove”–”Elsewhere”

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Andiamo via, creatura mia, via verso l`Altrove!

Lì ci sono giorni sempre miti e campi sempre belli.

La luna che splende su chi là vaga contento e libero ha intessuto la sua luce con le tenebre dell`immortalità.

Lì si incominciano a vedere le cose, le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate, là le canzoni, reali o sognate, sono cantate da labbra che si possono contemplare.

Il tempo lì è un momento d`allegria, la vita una sete soddisfatta, l`amore come quello di un bacio quando quel bacio è il primo.

Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia, ma delle nostre speranze finché saranno ancora belle, non di rematori, ma di sfrenate fantasie.

Oh, andiamo a cercar l`Altrove!
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Let us away, my child, Away to Elsewhere.

There days are ever mild And fields are ever fair.

The moon that shines on whom There wanders happy and free Hath woven its light and gloom Of immortality.

Seeing things there is young, Told tales sweet as untold, There real dream-songs are sung By lips we may behold.

Time there`s a moment`s bliss, Life a being-slaked thirst, Love like that in a kiss When that kiss is the first.

We need no boat, my child, But our hopes while still fair, No rowers but fancies wild.

Oh, let us seek Elsewhere !

George Bacovia, ” Pulvis”

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Unendlichkeit, oh, Ewigkeit,
Du Chaos, das versammelt alles…
In deiner Leere ist nur Tollheit –
Und toll wirst du uns alle machen.

Vor dir bin ich nur Niedertracht,
Unendlichkeit, oh, Ewigkeit –
Ich lieb ein Mädchen aus der Stadt…
Nun lehre du mich Weltweisheit.

Unendlichkeit, oh, Ewigkeit,
Als hinriss mich Begeisterung,
Hast du voll Ironie gezeigt
Den Friedhof mir im Hintergrund.

Übersetzung – Roland Erb
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Imensitate, vesnicie,
Tu, haos, care toate-aduni…
In golul tau e nebunie, –
Si tu ne faci pe toti nebuni.

In fata ta sunt cel mai las.
Imensitate, vesnicie, –
Iubesc o fata din oras…
Invata-ma filosofie.

Imensitate, vesnicie,
Pe cand eu tremur in delir,
Cu ce suprema ironie
Arati in fund un cimitir.