Odisseas Elitis, ”Monogramma”

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Odisseas Elitis, ”

”Monogramma”

E’ presto ancora in questo mondo, mi senti
I mostri non sono stati domati, mi senti
Il mio sangue perduto e l’affilato, mi senti
Coltello
Come ariete corre nei cieli
E delle stelle spezza i rami, mi senti
Sono io, mi senti
Ti amo, mi senti
Ti prendo per mano, ti conduco, ti metto
La bianca veste nuziale di Ofelia, mi senti
Dove mi lasci, dove vai e chi, mi senti
ti tiene per mano là sopra tra i diluvi
Le gigantesche liane e la lava dei vulcani
Verrà giorno, mi senti
che ci seppelliranno e poi, dopo migliaia di anni, mi senti
Non saremo che pietre lucenti, mi senti
Dove si rifrangerà l’indifferenza, mi senti
Degli uomini
E in migliaia di pezzi ci butterà, mi senti
Nell’acqua ad uno ad uno, mi senti
Conto i miei amari ciottoli, mi senti
E il tempo è una grande chiesa, mi senti
Dove le icone a volte, mi senti
Dei Santi
Piangono lacrime vere, mi senti
Le campane aprono in alto, mi senti
Un profondo valico per lasciarmi passare
Gli angeli aspettano con ceri e salmi funebri
Non me ne andrò via di qui, mi senti
O insieme tutti e due o nessuno, mi senti
Questo fiore delle tempesta e, mi senti
Dell’amore
Una volta per sempre lo cogliemmo, mi senti
E non potrà più fiorire, mi senti
Su altri pianeti o stelle, mi senti
Non c’è la terra e neppure il vento
Lo stesso vento che toccammo, mi senti
E non un giardiniere che ci sia riuscito, mi senti
Da inverni e bore simili, mi senti
Spuntare un fiore, solo noi, mi senti
In mezzo al mare
Con la sola volontà dell’amore, mi senti
Alzammo intera tutta un’isola, mi senti
Con grotte, promontori e rupi in fiore
Senti, senti
Chi parla alle acque e chi piange – senti?
chi cerca l’altro, chi grida – senti?
Sono io che grido ed io che piango, mi senti
Ti amo, ti amo, mi senti.

Franco Fortini, ”La città nemica”

 

 

1235415_10151941702935337_1253846971_nQuando ripeto le strade

Che mi videro confidente,

Strade e mura della città nemica;

E il sole si distrugge

Lungo le torri della città nemica

Verso la notte d’ansia;

Quando nei volti vili della città nemica

Leggo la morte seconda,

E tutto, anche ricordare, è invano;

E “Tu chi sei?”, mi dicono: “Tutto è inutile sempre”,

Tutte le pietre delle città nemica,

Le pietre e il popolo della città nemica,

Fossi allora così dentro l’arca di sasso

D’una tua chiesa, in silenzio,

E non soffrire questa luce dura

Dove cammino con un pugnale nel cuore.

 

Paul Celan,”Anii de la tine la mine”

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Iarăşi îţi unduie părul când plâng. Albastrul ochilor tăi
îl aşterni pe masa dragostei noastre: un pat între vară şi toamnă.
Bem o licoare pe care nici eu, nici tu, nici un al treilea n-a pregătit-o:
sorbim ceva gol, ceva de sfârşit.

Ne privim pe noi în oglinzile-oceanului,
şi ne-ntindem mai iute bucatele:
nopatea e noapte, începe cu zorile,
alături de tine mă culcă.

În româneşte de Maria Banuş

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Tu
e la mia rosa
la puoi vedere ora
i tuoi occhi vedono
finalmente vedono.

Tu
ed il mio amore
lo puoi sentire ora
nel tuo cuore vive
finalmente vi abita.

Tu
nel mio giorno di sole
ed io nel tuo di pioggia
poi quando c’e la neve
poi nel vento, nel mare

Tu
amore d’oltre oceano
ed io qui, a ricomporti
di petalo in petalo
fino a farti tornare rosa.

Santo Lo Curzio,Tu, ”mia rosa…”

Juan Ramòn Jiménez,”Sei bella come …’

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Sei bella come
è bello il prato tenero dietro l’arcobaleno
nel tacito meriggio d’acqua e sole,
come i riccioli della primavera
nel sole dell’aurora,
l’avena fine della staccionata
contro il sole calante dell’estate,
come i tuoi occhi verdi e il mio riso vermiglio,
Il mio profondo cuore e il mio amoroso palpito.
________
Eres tan bella
Tú, somo el prado tierno tras el arcoiris
en la siesta callada de agua y sol
com el rizado de la primavera
contra el sol de la aurora,
como la avena fine del vallado
contra el sol del poniente del estio,
como tus ojos verdes con mi risa grana,
como mi hondo corazón con tu amor vivo.

 

Ramiro Fonte, ”Promessa”

 

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Forse erano migliori
I nostri cuori quando erano fragili
E qualche maroso, o la notte di luglio
Potevano aprire silenziose ferite
Che ora, e per sempre, chiamiamo nostalgia.
Forse erano migliori quando erano
Come bassi ruscelli o pomeriggi piovosi
Che bagnavano l’infanzia e condividevano
Un dominio comune; un’ampia vallata,
Immensi arenili, quel balcone
Circondato da lucidi gerani.
Non servivano barche per andare lontano;
Né la brezza leggera dell’estate
Per spegnerli, con quel fuoco ribelle.
Simili agli uomini, desideravano
Gli alberi antichi di questa terra.

Thomas Stearns Eliot,”Ritratto di Signora”

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Ora che i lilla sono in fiore
Lei tiene un vaso di lilla nella sua stanza
E ne contorce uno fra le dita, parlando.
« Ah, amico mio, tu non lo sai, tu non lo sai
Cos’e la vita, tu che la tieni fra le mani »;
(Lentamente torcendo gli steli dei lilla)
« La lasci scorrere da te, la lasci scorrere,
La giovinezza e crudele, non ha alcun rimorso,
Sorride alle situazioni che non puo vedere. »
Io sorrido, naturalmente,
E continuo a bere il te.
« Eppure, in questi tramonti d’aprile,
che in qualche modo richiamano
La mia vita sepolta, e Parigi a primavera,
Mi sento immensamente in pace, e dopo tutto
Trovo che il mondo sia meraviglioso e giovane. »
E la voce ritorna simile all’insistente stonatura
Di un violino spezzato in un pomeriggio d’agosto:
« Io sono sempre sicura che comprendi
Ogni mio sentimento, sono sempre sicura che lo senti,
E che mi tendi la mano oltre l’abisso.
Sei invulnerabile tu, non hai il tallone d’Achille.
Andrai avanti, e quando avrai prevalso
Potrai dire: qui molti hanno fallito.
Ma cosa mai posseggo, amico mio, cosa posseggo
Da poterti donare, e cosa puoi ricevere da me?
Nient’altro che amicizia e simpatia
Da chi sta per raggiungere la fine del viaggio
Restero qui a sedere, servendo il te agli amici… »
Prendo il cappello: come potro vigliaccamente fare
ammenda
Per quello che mi ha detto?
Mi vedrete nel parco ogni mattina
A leggere i fumetti e la pagina sportiva.
Noto in particolare
Una contessa inglese che si da alle scene.
Un greco assassinato
Durante un ballo polacco, un reo di peculato
Che ha reso confessione. Mantengo il mio contegno,
E rimango padrone di me
Fino al momento in cui un organetto, meccanico e stanco,
Ripete un vecchio canto estenuato
Con il profumo dei giacinti nel giardino, richiamando
Alla memoria cose che altri hanno desiderato.
Sono sbagliate o giuste queste idee?
(Prufrock e altre osservazioni)
__________________
Now that lilacs are in bloom
She has a bowl of lilacs in her room
And twists one in her fingers while she talks.
«Ah, my friend, you do not know, you do not know
What life is, you who hold it in your hands»;
(Slowly twisting the lilac stalks)
«You let it flow from you, you let it flow,
And youth is cruel, and has no remorse
And smiles at situations which it cannot see.»
I smile, of course,
And go on drinking tea.
«Yet with these April sunsets, that somehow recall
My buried life, and Paris in the Spring,
I feel immeasurably at peace, and find the world
To be wonderful and youthful, after all.»
The voice returns like the insistent out-of-tune
Of a broken violin on an August afternoon:
«I am always sure that you understand
My feelings, always sure that you feel,
Sure that across the gulf you reach your hand.
You are invulnerable, you have no Achilles’ heel.
You will go on, and when you have prevailed
You can say: at this point many a one has failed.
But what have I, but what have I, my friend,
To give you, what can you receive from me?
Only the friendship and the sympathy
Of one about to reach her journey’s end.
I shall sit here, serving tea to friends.…»
I take my hat: how can I make a cowardly amends
For what she has said to me?
You will see me any morning in the park
Reading the comics and the sporting page.
Particularly I remark
An English countess goes upon the stage.
A Greek was murdered at a Polish dance,
Another bank defaulter has confessed.
I keep my countenance,
I remain self-possessed
Except when a street-piano, mechanical and tired
Reiterates some worn-out common song
With the smell of hyacinths across the garden
Recalling things that other people have desired.
Are these ideas right or wrong?
( Prufrock and Other Observations)

Teresa Colom,”In un quadro di Gustav Klimt”

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Spogliami.
Disegna le mie forme di donna.
Avvolgimi,
coprimi con abiti colorati,
con generose dorature.
Fa’ di me il miglior paesaggio.
Lascia che ti faccia credere che io dorma
affinché tu possa risvegliarmi.
A me, quella vera,
circondami di sogni,
vestimi dei miei capelli,
con lustrini di passione estetica ed audace.
Verniciami di desiderio,
senti la mia pelle guardandomi.
Guardami,
che mi lascio guardare;
come in un quadro di Gustav Klimt.

T. S. Eliot,”Ritratto di Signora”–”Portrait of a Lady”

 

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La notte d’ottobre discende; tornando come prima se

si esclude
Quasi un leggero senso di malessere
Salgo le scale e giro la maniglia, ed ho la sensazione
D’esser salito strisciando sulle mani
E sui ginocchi. « E così parti per l’estero; e quando
Pensi di ritornare? Ma è una domanda inutile.
Difficilmente saprai quando ritorni,
Troverai molte cose da imparare. »
Il mio sorriso cade pesantemente in mezzo al bric-à-brac.
« Forse mi potrai scrivere. »
La mia padronanza di me s’accende per un attimo;
Questo me l’aspettavo per davvero.
« Ultimamente me lo chiedevo spesso
(Ma i nostri inizi non sanno mai quale sarà la fine!)
Perché non siamo diventati amici. »
Mi sento come uno che sorrida, e volgendosi noti
all’improvviso
La sua espressione riflessa in uno specchio.
La mia padronanza si spegne; noi siamo veramente al

buio.

« Perché tutti l’avevano detto, tutti i nostri amici,
Erano tutti sicuri che i nostri sentimenti s’ accordassero
Così intimamente! Anche per me è difficile capire.
Ora dobbiamo lasciarle al destino queste cose.
In tutti i casi, mi scriverai.
Forse non è troppo tardi.
Resterò qui a sedere, servendo il tè agli amici. »

E devo approfittare d’ogni forma mutevole se voglio
Trovare l’espressione… ballare, ballare
Come un orso ballerino,
Strillare come un pappagallo, schiamazzare come una
scimmia.
Andiamo a prendere aria, in un’estasi di tabacco –
Bene! E cosa accadrebbe se un pomeriggio morisse,
Un pomeriggio grigio e fumoso, una sera gialla e rosa;
Se lei morisse e mi lasciasse qui seduto con la penna
in mano
Con il fumo che scende giù dai tetti;
Pieno di dubbio, per un certo tempo
Senza sapere cosa provo o se comprendo
Né se sia saggio o pazzo, in ritardo o in anticipo…
Non avrebbe la meglio, dopo tutto?
Questa musica trova il tono giusto con un « morendo »
Ora che noi parliamo di morire –
E avrei il diritto di sorridere?
____________

The October night comes down; returning as before

Except for a slight sensation of being ill at ease
I mount the stairs and turn the handle of the door
And feel as if I had mounted on my hands and knees.
„And so you are going abroad; and when do you
return?
But that’s a useless question.
You hardly know when you are coming back,
You will find so much to learn.”
My smile falls heavily among the bric-à-brac.
 „Perhaps you can write to me.”
My self-possession flares up for a second;
This is as I had reckoned.
„I have been wondering frequently of late
(But our beginnings never know our ends!)
Why we have not developed into friends.”
I feel like one who smiles, and turning shall remark
Suddenly, his expression in a glass.
My self-possession gutters; we are really in the dark.
„For everybody said so, all our friends,
They all were sure our feelings would relate
So closely! I myself can hardly understand.
We must leave it now to fate.
You will write, at any rate.
Perhaps it is not too late.
I shall sit here, serving tea to friends.”
And I must borrow every changing shape
To find expression…dance, dance
Like a dancing bear, Cry like a parrot, chatter like an ape.
Let us take the air, in a tobacco trance-
Well! and what if she should die some afternoon,
Afternoon grey and smoky, evening yellow and rose;
Should die and leave me sitting pen in hand
With the smoke coming down above the housetops;
Doubtful, for a while
Not knowing what to feel or if I understand
Or whether wise or foolish, tardy or too soon…
Would she not have the advantage, after all?
This music is successful with a „dying fall”
Now that we talk of dying-
And should I have the right to smile?

Io non ti chiedo di portarmi
una stella celeste,
solo ti chiedo di riempire
il mio spazio con la tua luce.
Io non ti chiedo di firmarmi
dieci fogli grigi per poter amare,
solo chiedo che tu ami
le colombe che amo osservare.
Dal passato non lo nego
ci arrivera un giorno il futuro
e del presente
cosa importa alla gente
se non fanno altro che parlare.
Io non ti chiedo.
Segui quest’attimo colmandolo di motivi per respirare, non concederti, non negarti
non parlare solo per parlare.
Io non ti chiedo di andarmi a prendere
una stella celeste
solo chiedo che il mio spazio
sia pieno della tua luce.

Mario Benedetti,”Io non ti chiedo”12342828_865349436911619_434572759027975041_n